Abstract

Questo libro propone una riflessione sul razzismo di matrice italiana. Nella prima parte l’autore ripercorre la storia del pensiero razzista dall’Unità d’Italia, passando per il periodo coloniale fino a quello fascista. Una storia rimossa, che tuttavia continua a produrre il frutto avvelenato del pregiudizio razziale, sia che esso si manifesti contro africani, ebrei e zingari, sia contro i figli di unioni miste. Nella seconda parte, avvalendosi anche delle testimonianze raccolte in due laboratori tenuti a Genova e a Brescia, si sofferma invece sui dispositivi attuali del razzismo italiano e sulla sua fabbricazione. Qui si visita l’officina dei fantasmi, il processo di “inferiorizzazione” di alcune categorie sociali, la produzione dei capri espiatori e la diffusione delle paure. Si getta uno sguardo anche sulle “folle fredde”, costruite dall’alto attraverso i canali mediatici, e sul razzismo come affare economico, intorno al quale ruotano numerosi interessi. Infine si apre una finestra sulla prospettiva interculturale. Nella modernità liquida e precaria, il confronto paritario tra culture diverse resta il nodo irrisolto. Con la prefazione di Don Andrea Gallo

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