Abstract

Ormai è convinzione comune che gli hacker siano sabotatori, se non veri e propri criminali informatici. Parlare di etica hacker può allora suonare persino ironico. L’articolo cerca di fare chiarezza sulla loro storia, la loro vera identità e la loro «filosofia», distinguendoli chiaramente dai cracker, operatori di illegalità. Indagando i modelli di vita e di ricerca intellettuale hacker, fondati sulla creatività e la condivisione, se ne discute la compatibilità con una visione cristiana della vita. Senza paragonare indebitamente comunità hacker e comunità cristiana, si conclude come i cristiani e gli hacker oggi, in un mondo votato alla logica del profitto, hanno comunque molto da darsi, come dimostra del resto anche l’esperienza degli hacker che fanno della loro fede un impulso del loro lavoro creativo.

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