Le Recueil poétique de François Rasse des Neux, registre inédit d’épigrammes que le médecin parisien a réuni durant les guerres civiles, offre un aperçu exceptionnel de la production satirique issue de l’actualité politique et reflète les convictions religieuses d’un collectionneur acquis à la Réforme.
The reception of Sicco Polenton’s work in Poland began with Jan of Ludzisko, who studied medicine in Padua in 1430–1433. He brought to Krakow a collection of rhetorical texts, among which was a letter by Sicco Polenton to Giacomino Badoer, and two
ACCOLTI, Francesco (detto Francesco Aretino o, per antonomasia, l'Aretino). - Figlio di Michele e di Margherita Roselli, nato ad Arezzo tra il 1416 e il '17, fu scolaro di Francesco Filelfo a Siena tra il 1434 ed il 1438 (ma forse l'aveva potuto ascoltare già a Firenze). Vi ebbe anche maestri di diritto Antonio Mincucci da Pratovecchio e Ludovico Romano; assai dubbio, invece, è un soggiorno a Bologna, ricordato dal Panciroli. Nel 1442 a Firenze scrisse un carme per quel certame coronario dell'Al
Orti di Manara, 1836: " ( pag. 52. A. B. 53. A). In lapide mirae magnitudinis, quam Jacobus Baduarius Venetus Sergio Polensi parasito hystrioni posuit." Illustrazione di un'antica lapida ined. istriana scoperta nel 1827 in Pola
By Giovanni Orti Manara
Finalmente, nel 1439, il B. fu investito di quell'alta carica ecclesiastica cui aspirava: fu eletto arcivescovo di Spalato.La nuova dignità, la lontananza dai centri culturalmente attivi come Padova e Venezia, lo stesso clima di riforma spirituale che ormai si faceva strada in molti ambienti, operarono forse qualche cambiamento nella personalità del Badoer. È certo che nella nuova sede (da lui raggiunta solo nel 1441) egli appare impegnato nel suo ministero con una serietà che gli valse non pochi elogi. Si preoccupò subito di ricostituire il patrimonio della mensa episcopale in gran parte distratto per usi profani o saccheggiato da privati (le decime di Clissa e Cetina già usurpate da Sigismondo d'Ungheria furono restituite da Pietro di Thaloviz, bano di Dalmazia e Croazia); provvide inoltre con solerzia a sollevare dalle ristrettezze materiali il suo clero ottenendo dal governo veneziano l'abolizione di certe disposizioni che vietavano di legare beni immobili a favore di enti ecclesiastici. Fece costruire nella sua chiesa cattedrale dall'architetto Giorgio Orsini la nuova cappella con altare di S. Anastasio; e per questi interventi e per una sua certa "pietas in egentes et miseros" la sua scomparsa, nell'anno 1451, fu rimpianta dai contemporanei.
Nel fondo manoscritti sono compresi: codici del sec. XV, Cronache, Statuti e ordinamenti, Archivi familiari, blasonari e genealogie, raccolte di iscrizioni, altri manoscritti di argomento faentino.
Tra i più conosciuti si citano:... Felice Feliciano Veronese [Sylloge inscriptionum latinarum veterum] (riconosciuto da Augusto Campana come in parte autografo).
Dopo il 1461 ricorse senza esito all'amico Mantegna per una raccomandazione presso il cardinale Francesco Gonzaga e nel biennio '64-'65 fu con sicurezza a Bologna presso Giovanni Marcanova, ebbe accesso alla sua ricca biblioteca e lavorò nella sua officina libraria. Anche il Marcanova era un cultore d'antiquaria: collezionava monete antiche e scrisse un trattato perduto di antichità militari. A Padova cominciò una raccolta epigrafica che fu terminata a Bologna nel 1460. Due dei codici che la tramandano sono di mano del Feliciano. Il citato ms. α.L.5.15 della Bibl. Estense, terminato a Bologna il 1º ott. 1465, splendidamente ornato, è considerato il suo capolavoro, forse destinato come esemplare di dedica a Malatesta Novello signore di Cesena, poi non consegnato per la sua morte nel 1465.
D(is) M(anibus) / positus est hic Leburna / magister mimariorum / [q]ui vicxit(!) annos plus / [m]inus centum / [al]iquoties mortuus / [sum] set sic nunquam / [opto v]os ad superos bene / [va]ler{a}e